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MONETA COMMEMORATIVA 

“400° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI GIORDANO BRUNO  

Coniata dalla Zecca di Roma nell’anno 2001. * 

LEGISLAZIONE:        

LEGGE     03 dicembre 1993, n. 500

D.M.          02 gennaio 2001 

 

DESCRIZIONE 

 

DIRITTO:

 

Busto di Giordano Bruno, collocato sullo sfondo di un disegno preso da un suo trattato di geometria. In giro, lungo il bordo, la scritta “REPUBBLICA ITALIANA” e un fregio tra due stelle.

 

ROVESCIO:

Composizione geometrica, con al centro la raffigurazione di tre soli, tratti da una sua pubblicazione. All’interno della composizione  figurano le seguenti scritte: in alto, il valore della moneta “LIRE 1000”; al centro, la firma autografa del commemorato “GIORDANO BRUNO NOLANO”; sotto, i millesimi della commemorazione “1600 . 2000” e, in fondo il segno di Zecca “R”.  Lungo il bordo, il nome dell’autore “L. DE SIMONI”.  

 

BORDO:

Fregi, stelle e “R.I”, ripetuti tre volte.

CARATTERISTICHE TECNICHE 

Valore Peso Diametro

£ 1.000

14,6 gr. +/- 0,073

31,4 mm.

Metallo

Titolo Zecca

Argento

835/ml. +/- 3/ml.

R

 

TIRATURA:

 

AUTORE:

Luciana DE SIMONI

 

·       Coniata nell’anno 2001 e millesimata 2000.   

La serie è composta dalle seguenti monete:L. 1, L. 2, L. 5, L. 10, L. 50, L. 100, L. 200, L. 500 bimetallica, L. 500 argento "carvelle", L. 1000 bimetallica e L. 1000 argento (dedicata a Giordano Bruno).

                                   

 

 “400° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI GIORDANO BRUNO” 

Giordano Bruno è nato a Nola nel 1548. Il nome di battesimo era Filippo, poi mutato a diciotto anni in quello di Giordano, al momento dell’entrata tra i Domenicani nel convento di San Domenico Mggiore in Napoli. Spirito irrequieto e temperamento impetuoso e polemico, aveva compiuto fin da giovanissimo  letture sterminate, conseguendo un’ottima conoscenza di Aristotele e Tommaso d’Aquino, ma partecipando anche dell’esaltazione rinascimentale del platonismo ed aprendosi ai motivi mistici e magici della letteratura ermetica, astrologica e cabalistica dell’epoca. Secondo una confessione resa agli Inquisitori a Venezia, aveva presto dubitato di verità fondamentali della religione cattolica. I conflitti con l’autorità ecclesiastica si delinearono fin dall’inizio. Gli si imputava, in modo particolare, di essere contrario al culto delle immagini dei Santi e di distogliere i confratelli da quello della Vergine.

Arrestato a Venezia a causa di un delatore fu accusato di eresia dal cardinale Bellarmino e, tradotto a Roma, fu torturato per sette anni nelle carceri della Santa Inquisizione che lo condannò al rogo a Campo de’ Fiori, dove fu bruciato vivo il 17 febbraio del 1600, dopo aver rifiutato di ritrattare come eretiche le affermazioni contenute nei suoi scritti, tra i quali ricordiamo i più importanti:

“Il Candelaio”, “De Umbris Idearum”, “Cena delle Ceneri”, “De la Causa”, “De Minimo”, “De Monade”, “De immenso et innumerabilibus”, “Principio e Uno”, “Spaccio della Bestia trionfante”, “Cabala del Cavallo Pegaseo”, “Asino Cillenico”, “De gli eroici furori”, “De l’nfinito universo et mondi”.