MONETA CELEBRATIVA

“BIMILLENARIO ORAZIANO  

Coniata dalla Zecca di Roma nell’anno 1993. 

LEGISLAZIONE:   

LEGGE     21 novembre 1957, n. 1141

D.M.      15 marzo 1993

DESCRIZIONE

 

DIRITTO:

 

Ritratto di Orazio ripreso da una moneta romana del IV° secolo. Intorno al profilo, la scritta in latino “HORATIUS” e due piume, elemento, questo presentissimo sulle monete oraziane. A destra, il nome dell’autore “SOCCORSI”.

 

ROVESCIO:

Un capitello corinzio, simbolo di classicismo, con un verso tratto dall’ars poetica: “VT PICTVRA POESIS”. In giro, “REPVBBLICA ITALIANA”. A sinistra, il segno di Zecca “R” ed il millesimo “1993”. A destra, il valore della moneta “L 500”.

 

BORDO:

In rilievo, “BIMILLENARIO ORAZIANO”.

CARATTERISTICHE TECNICHE 

Valore Peso Diametro

£ 500

15 gr. +/- 0,075

32 mm.

Metallo

Titolo Zecca

Argento

835/ml. +/- 3/ml

R

 

TIRATURA:

Nr. 49.740 in FDC e Nr. 10.875 a FS

AUTORE:

Maurizio SOCCORSI

 

 N.d.A. – Un evidente errore è stato commesso dall’autore della moneta “Bimillenario Oraziano”. Nel diritto, intorno all’effige, è scritto il nome del poeta “HORATIUS” con la lettera “U” invece che con la “V”. I latini usavano indistintamente la lettera “V” sia per la –U- che per la –V-. Infatti, nel rovescio è giustamente scritto “VT PICTVRA POESIS”, sostituendo alla due –U- la –V-. L’uso della lettera -U- fu introdotto dai latini intorno al 1500.

          

“BIMILLENARIO ORAZIANO”

Quinto Orazio Flacco, poeta latino (Venosa, 65 – Roma, 8 a.C.).

Figlio di un liberto, dovette ai sacrifici ed alla sagace guida del padre un’educazione letteraria ed una solida formazione morale, degna di un nobile.

Virgilio e Vario lo presentarono a Mecenate,  cui si legò di stretta amicizia.

Perduto il poderetto del padre, Orazio realizzò il sogno di possedere, per munifico dono dell’amico, un podere in Sabina, luogo d’evasione dalla convulsa vita di Roma.

Di quest’ultima, tuttavia, seguì sempre gli aspetti e i fermenti.

Entrato nelle grazie di Augusto, rifiutò incarichi ufficiali e preferì gli ozi meditativi, dedicati alla filosofia, alla lettura, alla poesia. Le sue poesie, infatti, ora brillanti, ora spregiudicate, somigliano alle variazioni di un tema di musica intonata con un nitore che non ha pari nell’antica poesia.

Tutta la sua opera esprime mirabilmente uno stato d’animo di sereno equilibrio interiore e di saggia accettazione della vita, pur con le sue malinconie e le sue difficoltà.

Di gran lunga più autentiche appaiono le liriche, in cui il male di vivere è medicato dal “carpe diem”.

Le sue opere: “Gli Epodi (o i Giambi)”, “Le Satire”, “Le Lodi”, il celebre “Carme Secolare”, “Le Epistole”.