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MONETA CELEBRATIVA Coniata
dalla Zecca di Roma nell’anno 1993.
N.d.A.
– Un evidente errore è stato commesso dall’autore della moneta
“Bimillenario Oraziano”. Nel diritto, intorno all’effige, è scritto il
nome del poeta “HORATIUS” con la lettera “U” invece che con la “V”.
I latini usavano indistintamente la lettera “V” sia per la –U- che per la
–V-. Infatti, nel rovescio è giustamente scritto “VT PICTVRA POESIS”,
sostituendo alla due –U- la –V-. L’uso della lettera -U- fu introdotto dai
latini intorno al 1500.
“BIMILLENARIO
ORAZIANO” Quinto
Orazio Flacco, poeta latino (Venosa, 65 – Roma, 8 a.C.). Figlio
di un liberto, dovette ai sacrifici ed alla sagace guida del padre
un’educazione letteraria ed una solida formazione morale, degna di un nobile. Virgilio
e Vario lo presentarono a Mecenate, cui
si legò di stretta amicizia. Perduto
il poderetto del padre, Orazio realizzò il sogno di possedere, per munifico
dono dell’amico, un podere in Sabina, luogo d’evasione dalla convulsa vita
di Roma. Di
quest’ultima, tuttavia, seguì sempre gli aspetti e i fermenti. Entrato
nelle grazie di Augusto, rifiutò incarichi ufficiali e preferì gli ozi
meditativi, dedicati alla filosofia, alla lettura, alla poesia. Le sue poesie,
infatti, ora brillanti, ora spregiudicate, somigliano alle variazioni di un tema
di musica intonata con un nitore che non ha pari nell’antica poesia. Tutta
la sua opera esprime mirabilmente uno stato d’animo di sereno equilibrio
interiore e di saggia accettazione della vita, pur con le sue malinconie e le
sue difficoltà. Di
gran lunga più autentiche appaiono le liriche, in cui il male di vivere è
medicato dal “carpe diem”. Le
sue opere: “Gli Epodi (o i Giambi)”, “Le Satire”, “Le Lodi”, il
celebre “Carme Secolare”, “Le Epistole”. |