PIETRO GIAMPAOLI

 

Pietro Giampaoli nacque a Buja, precisamente in Urbignacco (Udine), il 13 Febbraio 1898 da Luigi e Teresa Pischiutta. Trascorse un’infanzia grama nella bottega di falegname del padre, un artigiano alle prese con il lavoro e con i clienti, assillato dal bisogno quotidiano della numerosa famiglia.

Il futuro artista frequentò le elementari sempre a Buja, dimostrando intelligenza e prontezza di intendere non comuni.

Finite le classi elementari, emigrò in Austria, destino comune di tutti i ragazzi del tempo e lì a 16 anni, fu sorpreso dalla guerra.

Rimpatriò ed il bisogno di guadagnare lo portò a scavare trincee al fronte finché anche per lui venne l’ora della divisa.

Arruolato negli Alpini e mandato, dopo breve tempo, in prima linea dove l’invasione del 1917 lo sorprese e lo trasse prigioniero.

In Ungheria dove fu condotto apprese, da in russo compagno di sventura, ad incidere metalli, piccole cose, reperibili nello squallore del “lager”.

Un giorno, da quel recinto spinato, dove si moriva di fame e di freddo, riuscì a fuggire e trovò ospitalità presso un contadino della tundra.

Di giorno zappava e la sera e nei giorni festivi prese ad incidere su umili oggetti che gli venivano portati dai contadini dei dintorni: orologi, braccialetti, scatole, portasigarette.

Venuta la liberazione, chiese ed ottenne di essere mandato a Milano, in un deposito militare. Congedato cominciò a frequentare l’accademia di Brera.

L’accademia! Un sogno che pareva irrealizzabile al figlio del falegname, all’emigrante intristito, era ora divenuto realtà.

Frequentò i corsi con grande profitto e nel 1924 vinse il primo premio per il cesello ai concorsi di Brera.

Johnson lo avrebbe voluto fra i suoi artisti nel famoso stabilimento milanese, ma Giampaoli volle continuare la sua via seguendo un principio che si potrebbe compendiare così: “Soffrire ma progredire”. Lavorava e studiava, gli mancavano i soldi, i vestiti erano poveri e lisi. Fu questo, per Giampaoli, un periodo di gravi difficoltà economiche.

Il primo miraggio, dopo conseguiti gli studi, era stata Venezia; ma ben presto scese a Roma.

Si alloggiò in una stanza al sesto piano di una vecchia costruzione e cominciò la sua fatica e, quando coi primi successi, l’esistenza divenne meno difficile, si trasferì in un vecchio palazzo di Via Santo Spirito, dove lo raggiunsero da Buja i suoi famigliari.

Un giorno, era il Marzo del 1937, giunse una telefonata: Pietro Giampaoli era assunto alla Zecca di Stato.

Entrò, quindi, in Zecca come capo incisore dove vi resterà fino al 1963, fino al suo 65° anno di età.

Al fine di fare un “ritratto” il più possibile completo e fedele del nostro artista, è necessario ritornare, sia pur brevemente, dove egli mosse i primi passi per arrivare alla vetta da cui oggi giganteggia.

Il 1928 è l’anno decisivo per Pietro Giampaoli. E’ l’unico friulano presente alla Biennale veneziana, ripetutamente invitato dalla Segreteria Generale.

Uno dei critici di quella mostra dirà, soffermandosi dinanzi al suo medagliere che “queste opere muovono precisamente dai grandi modelli del Quattro e Cinquecento e sono, perciò stesso, di una nobiltà e probità dinanzi a cui bisogna inchinarsi”.

Ed ancora, Carlo Zannerio, esperto e critico medaglista soggiungeva: “Le medaglie di Giampaoli bisogna vederle; ogni racconto non farebbe che dare un idea molto imprecisa di questi piccoli capolavori materiali su duro metallo”.

In ogni medaglia di questo artista friulano c’è tutto il suo cuore, tutta l’anima sua; il tormento di quanto ha sentito, e la sofferenza per quello che non ha potuto comprendere ed esprimere.

In ogni sua opera, ci sono due personalità: quella della persona raffigurata, e quella dell’artista, entrambe piene di vigorosa e prepotente esistenza.

Ha partecipato a mostre di importanza mondiale: a Madrid, Bonn, Washington.

Ha ottenuto il primo premio per lo sbalzo e l’incisione a Milano. E’ stato chiamato a svolgere attività di consulenza presso le Zecche di Germania, Turchia, Francia e Spagna.

Nella monetazione della Repubblica Italiana, ha modellato il diritto della moneta argentea da lire 500 “Caravelle” del 1958, unanimemente riconosciuta la più bella moneta italiana, la moneta più tesaurizzata del mondo.

Nella sua quiescenza Pietro Giampaoli, libero dagli impegni pubblici, continuerà la sua meravigliosa opera e dalla sua “officina” usciranno ancora nuove opere, capolavori che si aggiungeranno alla ininterrotta serie iniziato otto lustri addietro.

E’ morto a Roma il 27 Marzo 1998. La salma riposa nel suo paese natale.