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MONETA COMMEMORATIVA 

“BICENTENARIO DELLA MORTE DI CARLO GOLDONI  

Coniata dalla Zecca di Roma nell’anno 1993. * 

LEGISLAZIONE:   

LEGGE     21 novembre 1957, n. 1141

D.M.          15 marzo 1993

 

DESCRIZIONE 

 

DIRITTO:

 

Ritratto di Goldoni , tratto da una incisione di M. Pitteri.  In giro,  “REPUBBLICA  . ITALIANA”.

Sotto, a destra, il nome dell’autore “COLANERI”. 

 

ROVESCIO:

La maschera di Arlecchino su una prospettiva teatrale composta da elementi architettonici veneziani. A destra, il segno di Zecca “R”. A sinistra, in basso, il valore nominale della moneta “L. 500”. Sotto, gli anni del bicentenario “1793 . 1993”.

 

BORDO:

In rilievo, “BICENTENARIO GOLDONIANO”.

CARATTERISTICHE TECNICHE 

Valore Peso Diametro

£ 500

11 gr. +/- 0,055

29 mm.

Metallo

Titolo Zecca

Argento

835/ml. +/- 3/ml.

R

 

TIRATURA:

Nr. 50.200 in FDC e Nr. 8.500 a FS

AUTORE:

Maria Carmela COLANERI

 

 *  Inclusa nelle serie divisionali 1993, confezionate dalla Zecca

               

“BICENTENARIO DELLA MORTE DI CARLO GOLDONI” 

Nella storia del teatro italiano, l’opera di Carlo Goldoni è il più insigne monumento mai prodotto: vista nel complesso della sua straordinaria abbondanza.

Nato a Venezia nel 1707, costretto fin da bambino a girare l’Italia seguendo le vicissitudini di un padre irrequieto e scapestrato, Goldoni si laureò in legge a Padova, cimentandosi nella rispettabile carriera d'avvocato; ma l’amore per il teatro, che già adolescente l’aveva indotto a fuggire da un collegio riminese per seguire una compagnia di comici sino a Chioggia, mal si conciliava con la professione di leguleio.

Cosi, quando nel 1748 Goldoni decise di rinunciare definitivamente all’avvocatura per dedicarsi a tempo pieno all’attività di drammaturgo per la veneziana compagnia di Medebac, erano già poste le basi per quella riforma del teatro comico che resta indissolubilmente legata al suo nome.

La stagione più felice del teatro goldonianao, per gran parte coincidente con la sua collaborazione al teatro veneziano di San Luca, si colloca nel decennio 1752 – 1762 e annovera prodotti di valore come: “La locandiera”, “Il campiello”, “Gli innamorati”, “I rusteghi”, “La casa nova”, “Una delle ultime sere del Carnovale”, “Le baruffe chiozzotte”.

La bufera rivoluzionaria della Francia avrebbe sconvolto gli ultimi anni di vita del Goldoni.

Nel 1792 l’Assemblea legislativa revocò tutte le pensioni di Corte, e Carlo, ormai vecchio e ammalato, trascorse i suoi ultimi giorni nell’indigenza più nera.

Morì a Parigi il sei o il sette  Febbraio del 1793, un mese dopo l’ascesa al patibolo di Luigi XVI°.