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MONETA CELEBRATIVA

“500° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI BENVENUTO CELLINI  

Coniata dalla Zecca di Roma nell’anno 2001. * 

LEGISLAZIONE:   

LEGGE     03 dicembre 1993, n, 500

D.M.           02 gennaio 2001 

 

DESCRIZIONE 

 

DIRITTO:

Profilo di Benvenuto Cellini, liberamente tratto da una medaglia di Pietro Girometti. In giro, la scritta “REPUBBLICA ITALIANA” e, sotto, lungo il bordo, il nome dell’autore “MOMONI”.

 

ROVESCIO:

La statua del Perseo, opera di Benvenuto Cellini, cui fa da sfondo la Loggia dei Lanzi in Firenze. In giro, da sinistra a destra, “BENVENUTO CELLINI 1500 – 2000”. Nel campo, su tre righe, il valore della moneta “50 MILA LIRE” ed in fondo, il segno di Zecca “R”, per indicare la Zecca di Roma.

 

BORDO:

Godronatura.

CARATTERISTICHE TECNICHE 

Valore Peso Diametro

£ 50.000

7,5 gr. +/- 0,375

20 mm.

Metallo

Titolo Zecca

Oro

900/ml. +/- 3/ml.

R

 

TIRATURA:

 

AUTORE:      

Claudia Momoni

 

 ·       Coniata nell’anno 2001 e millesimata 2000. 

                    

 

“500° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI BENVENUTO CELLINI”

Nella galleria del Rinascimento, accanto all’irriverente Aretino, al dotto Ariosto, un posto di proscenio spetta al ribaldo e spavaldo Cellini. E’ uno degli ingegni più vivaci della cultura artistica fiorentina del ‘500. L’autoritratto ch’egli ci ha lasciato nella celebre “Vita”, rimasta inedita sino al 1728, come tutti gli autoritratti, va preso con le molli. Più che una confessione, è una sfacciata autoapologia, in cui è difficile sceverare la verità dalla mistificazione.

Era nato a Firenze nel 1500. Prendeva lezioni di disegno e cesello nella bottega di qualche orafo fiorentino e, ben presto, divenne amico dei pittori e degli scultori in voga  e fece di Michelangelo il suo idolo e il suo modello.

Raffinato esponente del manierismo fiorentino, fonde nelle sue opere la preziosa tecnica dell’orafo con la forza del modellato plastico michelangiolesco. Chiamato in Francia da Francesco I°, lavorò per lui a Fontainebleau, eseguendo la preziosa “Saliera” in oro e smalto e la “Ninfa” di Fontainebleau. Ritornato a Firenze nel 1545, scolpì, tra l’alro, il “Perseo” della Loggia dei Lanzi. I busti di Cosimo I° dei Medici e di Bindo Altoviti pongono il Cellini tra i migliori ritrattisti del ‘500 fiorentino. Il “Cristo” è opera molto suggestiva per la pittorica modulazione dei piani del corpo.

Nel 1556 fu due volte incarcerato per immoralita criminale. Nel 1558, con gran stupore di tutti, prese gli ordini religiosi e ricevette la tonsura. A sessantaquattro anni, dopo aver sciolto i voti, sposò Monna Piera dalla quale ebbe due figli.

Morì nel 1571.

Con lui uscì dalla scena il prototipo dell’avventuriero italiano del Rinascimento, miscuglio di genio e sregolatezza, cinismo e devozione, spavalderia e servilismo. Senza scrupoli e senza ideali, incarnò meglio di qualunque altro l’impavidità intellettuale e la sordidezza morale di un secolo che non tollerò le mezze figure né nel bene né nel male.