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MONETA ORDINARIA 

“VELIERO – 3 CARAVELLE  

Coniata dalla Zecca di Roma nell’anno 1958. 

LEGISLAZIONE:   

LEGGE     21 novembre 1957, n. 1141

D.P.R.       04 marzo 1958

D.M.      12 aprile 1958

DESCRIZIONE

 

DIRITTO:

 

Una figura di donna, d’ispirazione rinascimentale, contornata dagli stemmi delle Regioni italiane, disposti a partire dal basso a sinistra del busto, nel seguente ordine: Liguria, Piemonte, Valle D’Aosta, Lombardia, Venezia Tridentina, Venezia Eugania, Venezia Giulia, Emilia, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo e Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.

In fondo, il nome dell’autore “GIAMPAOLI”.

 

ROVESCIO:

Al centro, tre caravelle. In giro, la scritta “REPVBBLICA ITALIANA”. In basso, l’indicazione del valore della moneta “L. 500” e sotto, il segno di Zecca “R”. Fra le onde, sulle quali navigano le tre caravelle, in piccolo, a sinistra, il nome dell’autore “VEROI”.

 

BORDO:

In rilievo, “REPVBBLICA ITALIANA”, il millesimo di coniazione (quello iniziale “1958”), e sei stelle.

CARATTERISTICHE TECNICHE 

Valore Peso Diametro

£ 500 

11 gr. +/- 0,055

29 mm.

Metallo

Titolo Zecca

Argento

835/ml. +/- 3/ml

R

AUTORI:   Pietro GIAMPAOLI e Guido VEROI

 La figura femminile raffigurata sul diritto della moneta è quella di Letizia Savonitti, moglie dell’autore Pietro Giampaoli.

TIRATURA:  Anno 1958  Nr. 24.240.000 in FDC

          

Negli anni 1962 e 1963 la moneta non fu emessa. Fu continuata,  per quegli anni la coniazione delle monete del “Primo Centenario dell’Unità d’Italia”, senza che fosse variato il millesimo, giacchè questo non compariva, ma vi era solo l’indicazione del Centenario “1861 – 1961”.

L’aumento progressivo subito dal prezzo dell’argento negli anni sessanta, causò la tesaurizzazione della moneta e, pertanto, fu sospesa la coniazione per la normale circolazione nell’anno 1967.

Nell’anno 1968 la coniazione fu ripresa e la moneta fu inserita nelle serie divisionali confezionate dalla Zecca per i numismatici.

TIRATURA:  Anno 1968  Nr.   100.000 in FDC

            

La serie del 1970 comprendeva, oltre le monete nazionali di vecchio conio, anche una nuova moneta d’argento da 1.000 lire. Questa moneta fu emessa per commemorare il primo centenario dell’assunzione di Roma quale capitale d’Italia.

Il numero delle serie prenotate per il 1970 era di 1.140.000, ma il quantitativo fu ridotto a 1.011.000 perché il Ministero del Tesoro dell’epoca stabilì a posteriori che il numero massimo di serie che ogni richiedente poteva ottenere era di mille e pertanto, non furono consegnate quelle eccedenti tale limite.

La Società numismatica COCEPA, che aveva prenotato un numero molto elevato di serie, citò in giudizio il Ministero del Tesoro. La fabbricazione delle serie,  da allora non fu più autorizzata perché, si sostenne, la Zecca doveva impegnare tutte le sue energie nella comiazione delle monete per la circolazione normale di cui già da qualche anno si notava la mancanza. Così , dopo tre anni, si chiuse un’attività tanto redditizia per le Casse dello Stato.

Nell’anno 1980 fu ripresa la coniazione delle serie divisionali confezionate dalla Zecca per i numismatici.

TIRATURA:  Anno 1980  Nr.  252.272  in FDC

          

Di queste monete esistono degli esemplari in “fior di conio” con i fondi lucidi, compresi nelle tirature ordinarie, da non confondersi con le emissioni speciali per numismatici a “fondo specchio”, aventi tiratura propria.

I fondi lucidi si riscontrano nei primi tondelli utilizzati per la coniazione dell’emissione.

Delle monete repubblicane in argento, produzione oramai destinata ai soli numismatici, è l’unica a non aver avuto contenuti e finalità celebrative. Ed è, al tempo stesso, quella che, in forza di una produzione piuttosta elevata (ammonta a 97.840.000 esemplari, tutti destinati alla circolazione) negli anni sessanta è frequentemente passata di mano in mano, assolvendo appieno, perciò, alla funzione di scambio propria di ogni moneta.

                                                            

 

“VELIERO – 3 CARAVELLE”

 “MONETA – PROVA”

Coniata dalla Zecca di Roma nell’anno 1957. *

Nel rovescio, le bandierine dei tre velieri si presentano rovesciate, cioè controvento.

La scritta “PROVA” è posta in basso, a sinistra. 

TIRATURA:     Nr. 1.070 in FDC

AUTORI:       Pietro GIAMPAOLI e Guido VEROI

 

* Per la  descrizione del diritto,  del  rovescio ,  del  bordo  e             

  delle caratteristiche tecniche,  vedere  la stessa moneta  della

 NON FU ERRORE LE BANDIERE SOTTO VENTO DI BOLINA

Le monete cosiddette di “PROVA” sono tutte particolarmente rare. Per la 500 lire del 1957, un’altra rarità è costituita dal chiacchierato errore commesso durante la fase di fabbricazione: la moneta, sul verso presenta le bandierine rovesciate, cioè controvento.

In realtà si trattò di errore?

Tenterò di esporre come iniziò e come si sviluppò quella che fu la “storia del verso” delle 500 lire d’argento che suscitò tante discussioni. Le 500 lire d’argento del 1957, uscivano per la prima volta nella monetazione italiana, ed il merito di questa emissione fu dell’allora Ministro del Tesoro Sen. Giuseppe Medici. Grazie alla sua instancabile tenacia  fu possibile compiere l’iter lungo e complesso che consentì l’uscita di questo nuovo “taglio monetario”.

In concomitanza a questo avvenimento, volgeva al termine la legislatura italiana, ed il Ministro ritenne che fosse più gradito e significativo, consegnare a tutti i parlamentari, al termine del mandato, in luogo della consueta medaglietta ricordo, la nuova moneta di prova.

Qualche tempo prima che si pensasse alle 500 lire d’argento, un progetto, molto caro al Monisro Medici, riguardava l’emissione di una moneta d’oro: il cosiddetto “fiorino” del valore di 10.000 lire. Ma le difficoltà interne ed internazionali fecero si che il progetto dovesse essere rinviato.

L’esecuzione del progetto della 500 lire d’argento era stato affidata al notissimo medaglista Pietro Giampaoli, allora incisore capo della Zecca di Stato. Egli aveva modellato un bellissimo profilo muliebre: il ritratto della propria consorte, idealizzato in abiti rinascimentali, e, parve al Ministro, essere felice soluzione, l’adoperare quel modello per le nuove 500 lire in questione, incornicando l’immagine da un serto costituito dagli stemmi regionali.

Questa moneta, questo profilo dell’Italia rinascimentale, voleva dire agli Italiani, che l’Italia dopo tutte le sventure della guerra, dopo la ricostruzione, si avviava verso un nuovo Rinascimento.

Il “rovescio”, quindi, doveva sviluppare un tema che al rinascimento si ricolegasse e si armonizzasse con l’idea espressa dal diritto della nuova moneta. Il tempo, tuttavia, stringeva: si era alla fine del 1957 e la consegna dei pezzi di “prova” ai parlamentari uscenti era un programma altrettanto interessante ed irrinunciabile. Era anche giusto che la soddisfazione dell’uscita delle 500 lire, andasse a che l’aveva ideata, sostenuta e portata faticosamente a compimento.

Giampaoli, d’altronte, era già impegnatissimo, come capo incisore, per il settore tecnico, e forse non avrebbe avuto la necessaria tranquillità per concentrarsi sul problema artistico del “rovescio”. Ed è per bruciare i tempi, che l’incarico dello studio del “rovescio”, fu esteso ad altri medaglisti.

Tra questi, il compianto, allora Direttore della Zecca dott. Pasquale Carbone, invitò Guido Veroi, a studiare il tema: studio però da svolgersi con la massima urgenza e che doveva concentrarsi soprattutto sull’idea di questo secondo Rinascimento italiano, più che sulla modellazione vera e propria.

Pochissimo tempo per pensarci, ma sarebbe più esatto dire: poche ore.

Veroi era abbastanza giovane, a quel tempo, e l’occasione era particolarissima per una notevole affermazione nel campo della monetazione, qualora avesse centrato l’argomento. Si gettò a capofitto su questo lavoro. Le prime ore passarono con un vuoto assoluto di idee, poi, cominciarono ad affollarsi. Fiumi di concetti, ma nessuno che lo soddisfacesse. Alla fine, uno, gli parve centrare il tema.

L’inizio del Rinascimento è segnato dal viaggio di Cristoforo Colombo. Le tre caravelle, quindi, potevano bene esprimere l’idea di questa nuova rinascita italiana.

Disegnò alcuni bozzetti, ricercò affannosamente i profili della Nina, della Santa Maria, della Pinta, e, nonostante non fosse richiesto, “sbozzò” un modello in gesso per presentare quell’idea che evrebbe detto molto di più di un disegno. Modellò il soggetto con un diametro di 110 millimetri e lavorò una intera notte, per procedere ai vari passaggi dal calco al modello.

La mattina seguente, consegnò al Direttore della Zecca il modello con le caravelle.

L’idea piacque e fu, quindi, scelto il modello preparato. E, poiché fu considerato lavorato in maniera sufficientemente accurato, fu messo immediatamente sotto pantografo.

La moneta di “prova”, recante la data del 1957 potè finalmente uscire; fu distribuita ai parlamentari, e Veroi apprese la notizia della scelta del suo modello leggendola sui giornali.

Piacque anche al pubblico. Fu osservata con molto interesse.

Il capitano di Marina, Giusco di Calabria, era il 10 dicembre 1957, elogiando il lavoro, segnalava che le bandiere erano disposte “controvento”, e chiedeva, dato che si stava ancora alla fase di “prova”, di mettere le bandiere nella giusta direzione, ad evitare che una moneta che sarebbe andata nelle mani di tutti, divulgasse una raffigurazione inesatta.

L’articolo, pubblicato da “Il Tempo” suscitò immediato scalpore. L’argomento attirò istantaneamente l’attenzione delle Autorità competenti ed esso fu affrontato, bisogna dirlo, con vera serietà. Prima di tutto si volle stabilire se la questione sollevata fosse rigorosamante valida e, qualora lo fosse stata, se fosse convenuto apportare la correzione al conio prima di inziare la monetazione vera e propria.

Le antiche stampe marinare mostravano le bandiere disposte in tutte le direzioni, per cui non risultava possibile a persone non specificatamente specializzate, di risolvere il problema, che fu devoluto, infine, agli specialisti della navigazione a vela.   

Nel frattempo, un altro articolo dell’Ing. G.B. di Torino, segnalava che anche il galeone raffigurato sul pacchetto di sigarette “Nazionali Esportazioni” aveva le bandiere disegnate controvento.

Ma il 19 dicembre, sempre “Il Tempo” pubblicava un nuovo articolo del colonnello del Genio Navale, L.T., il quale controbatteva le tesi del precedente articolista, introducendo il discorso di “vento di bolina”. Diceva, in sostanza, il colonnello:

“si riesce a navigare anche controvento; e la disposizione delle vele che appaiono nella moneta, in tutta la loro ampiezza, confermava non trattarsi di errore, nella direzione delle bandiere, ma di esatta disposizione. Mentre, per vedere le bandiere spinte in avanti, si sarebbero dovute vedere le vele di profilo, sottili come spicchi di luna”.

E riprendendo il discorso, l’Ing. Tursini di Roma, faceva presente che, “navigando con vento di bolina, la bandiera issata sull’albero, pur non disponendosi proprio nella direzione verso poppa, poteva benissimo essere considerata corretta, così come era apparsa sulle prime monete di “prova” che potevano, pertanto, secondo lui, venire coniate nella versione originaria.

Non si trattava, quindi, di errore, ma di navigazione con vento di bolina.

A questo punto, poiché si è tanto parlato di “bolina” anche Guido Veroi, con laurea in ingegneria ed una tesi sviluppata proprio in costruzioni marittime, concorda sul fatto che la disposizione delle bandiere è assolutamente regolare e, quindi, non fu commesso alcun errore nella disposizione delle stesse sul rovescio della moneta.

D’altra parte, Cristoforo Colombo, navigatore esperto, poteva benissimo navigare con vento di bolina, anzi questa particolare disposizione delle navi ne metteva in evidenza l’esperienza marinara.    

Si meditò su tutti questi punti, ma alla fine, data che non era iniziata la coniazione vera e propria, fu deciso di capovolgere le bandiere disponendole nel senso tradizionale, di modo che, il rilevamento della formazione la facesse navigare di “gran lasco”, e non di “bolina”.

Il modello fu modificato ed i 1070 pezzi distribuiti si tesaurizzarono, e quei pochi che passarono da un collezionista all’altro raggiunsero i prezzi astronomici ben noti a tutti.

La moneta riuscì molto gradita per l’ampio respiro con cui i temi furono trattati, ma alla sua notorietà contribuì, indubbiamente, anche la appassionante polemica sviluppata in maniera così insolitamente ampia dai giornali e dai settimanali.

Alcuni, mi si consenta dirlo, intervennero anche a sproposito: uno di essi diceva, per esempio, che verso l’America si naviga con le prue volte a sinistra, mentre quelle delle caravelle della moneta le avevano a destra.

Alla fine tutti gli argomenti servirono ad attirare l’attenzione del pubblico sulle monete che, prima di allora, uscivano quasi alla chetichelle ed inosservate  dalla  massa,  pur trattandosi, a volte, di autentici pezzi d’arte e non solo di metallo di scambio.

Anzi, quando, successivamente, uscì l’altra moneta d’argento da 500 lire celebrativa del “Centenario dell’Unità d’Italia”, si cercò, anche lì, di trovare l’errore a tutti i costi: la ruota del carro a quattro anziché a otto raggi.

Ed oggi, bisogna riconoscerlo, l’uscita di una nuova moneta costituisce per il pubblico e non solo per i numismatici, un fatto di interesse e di animato dibattito.

Questa, in buona sostanza, la vicenda collegata al pezzo delle “Caravelle”. Ma quello che mi sembra valga la pena di dire, al di fuori della cronaca spicciola e delle vicende legate alla sua emissione, è che ben ha meritato il Ministro Medici con la sua riuscita iniziativa.

A noi, ai Ministri di oggi, continuare a progredire in questo cammino che, pur trattando l’arte nel suo formato più piccolo, è pur sempre quella forma che resta più a lungo di ogni altra e che principalmente segna e tramanda le tappe fondamentali della storia del mondo.

Il futuro della moneta può migliorare molto portando il pubblico a conoscere la moneta attraverso le esposizioni, ma, secondo me, soprattutto attraverso le pubblicazioni che le presentino ben riprodotte, come in questi ultimi tempi sta già avvenendo.