MONETA COMMEMORATIVA

1° CENTENARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA

  Coniata dalla Zecca di Roma nell’anno 1961.*  

LEGISLAZIONE:   

LEGGE     21 novembre 1957, n. 1141

D.P.R.    21 marzo 1961

D.M.      19 aprile 1961 

 

DESCRIZIONE 

 

DIRITTO:

Al centro, l’Italia turrita seduta su un capitello, che tiene nella mano destra un ramoscello d’ulivo, e con la sinistra regge l’elmo di Scipio. In giro, la leggenda “REPUBBLICA ITALIANA” con una grande stella a cinque punte tra le due parole. In basso, il nome dell’autore “VEROI”.  

 

ROVESCIO:

Al centro, una quadriga con auriga lanciata in corsa. In alto a destra ed in basso a sinistra, l’indicazione degli anni “1861 – 1961”. Sotto, il valore nominale della moneta “L. 500” e la lettera “R”, per indicare la Zecca d Roma.

 

BORDO:

In rilievo, “1° CENTENARIO VNITA’ D’ITALIA” e di seguito le date “1861 – 1961” precedute da una stella a cinque punte.

  CARATTERISTICHE TECNICHE

   

Metallo

Titolo

Diametro

Argento

835/ml. +/- 3/ml.

29 mm.

Peso

Valore

Zecca

11 gr. +/- 0,055

£ 500

R

TIRATURA:

Nr. 27.120.000 in FDC **

AUTORE:

Guido VEROI

*  La moneta fu coniata anche negli anni 1962 e 1963, senza che

   fosse variato il millesimo, giacché non compariva. Sulla moneta    

   figurava solo l’indicazione del Centenario “1861 – 1961”.

  ** La coniazione avvenne in ragione di Nr. 12.240.000 pezzi nel

   1961, Nr. 11.360.000 nel 1962 e Nr. 3.520.000 nel 1963.

 

                    

  

“1° CENTENARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA”

Nel 1861, il giorno 17 Marzo fu proclamato il Regno d’Italia: si ha, quindi, un’Italia unificata anche se incompleta, dopo tredici secoli di divisione politica. Due erano state le correnti che avevano portato a quell’eccezionale risultato: la liberal-conservatrice, mirante ad una pura rivoluzione politica, facente capo a Cavour e Ricasoli e l’altra, quella democratica, di tendenza repubblicana nei più, che tendeva ad una trasformazione anche interna dell’Italia. Ma, a parte i gravissimi ed urgenti problemi di “costruzione” del Paese, la nuova Italia non poté contare su istituzioni veramente democratiche. Cosicché, se da una parte gli uomini di Cavour riuscirono a creare le premesse e le infrastrutture necessarie al progresso economico della Nazione, dall’altra si alienarono le classi più modeste, dalla piccola borghesia al proletariato urbano e contadino, cui fu addossato il maggior peso della “costruzione” mediante una vasta tassazione sui consumi. Non meraviglia, quindi, che proprio quando la destra (Cavour, Ricasoli, Minghetti), a coronamento della propria opera, giunse al pareggio del bilancio, una “rivoluzione parlamentare” la sostituì al governo della Nazione con gli uomini nuovi della sinistra. Purtroppo, il governo della sinistra instaurò quel sistema detto del “trasformismo” parlamentare che diede un’impronta tipica alla vita politica italiana, svilendola fino a livelli d'assoluta mediocrità. La frattura tra Paese e Governo aumentò sino a che alla sinistra subentrò quella che fu definita “Nuova Destra” (Crispi, Rudini, Pelloux) che non trovò di meglio che cercare nella repressione interna e nelle avventure coloniali la panacea dei mali italiani.

Lo spettro della guerra sociale si dissolse e l’Italia si avviò, sia pur lentamente, verso un maggior benessere.