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Bentelli Donnino
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Bentelli Donnino

Piacenza 21 gennaio 1807-Parma 22 aprile 1885.
Figlio di Luigi, ortolano. All’Istituto Gazzola di Piacenza lavorò come intagliatore e incisore di stampe, dimostrando anche una particolare propensione per la meccanica. La prima prova sicura della sua attività di incisore di medaglie è la medaglia commemorativa del Romagnosi, del 1838, nella quale rappresentò nel recto il profilo del giurista e nel verso incise entro una corona d’alloro una epigrafe dettata dal Giordani.
Nel 1841 coniò una medaglia d’oro per il medico piacentino Domenico Ferrari e un’altra, in rame, argento e oro, per commemorare la costruzione del ponte sul Tidone, che reca, con l’allegoria del torrente, l’iscrizione commemorativa e la data, oltre la firma del Bentelli. Nel 1842 vendette il brevetto di una invenzione, un fuso per fare l’organzino di seta, a Carlo Perinetti di Piacenza, che ottenne patente di privilegio dai governi austriaco e francese e ne ricavò, pare, grandi profitti. Pietro Giordani il 12 ottobre 1841 raccomandò il Bentelli a V. Mistrali, ministro di Maria Luigia d’Austria, duchessa di Parma, affinché fosse chiamato alla direzione della Zecca di Parma: È meccanico mirabile, calligrafo elegantissimo.

Facile all’imparare qualunque cosa, ora impara il francese.
Egli è modestissimo anzi umile, è il vero sostengo dell’Officina di Ulisse Fioruzzi, un suo micrometro fu molto stimato dal prof. Veneziani.
Il Sangiorgio, che modellò i cavalli per l’arco del Sempione, propose al Bentelli d’andare a Milano (cfr. Arisi, 1962).

Nel 1842 il Bentelli fu nominato direttore della Zecca di Parma: subito dotò lo stabilimento di nuovi strumenti e nello stesso anno coniò la medaglia commemorativa per la costruzione di un edificio termale a Tabiano con una ninfa simbolo delle fonti termali.

Nel 1843 eseguì la medaglia per la costruzione del ponte sullo Stirone e un’altra per la nuova casa di pena presso San Francesco del Prato a Parma, tutte opere volute dalla duchessa Maria Luigia d’Austria.

Raggiunta una certa agiatezza, si sposò, sempre nel 1843, con una piacentina. Oltre all’agiatezza, gli anni successivi gli portarono sempre nuovi riconoscimenti e incarichi: così il 30 giugno 1848 fu nominato custode e incisore delle medaglie alla Zecca e il 17 agosto 1849 professore e maestro di incisione delle medaglie dell’Accademia di Belle Arti di Parma.

Nel 1853 Carlo di Borbone, per il cui ritorno il Bentelli fece pure una medaglia commemorativa, decise di far coniare nuove monete o ordinò di approntare o restaurare gli strumenti necessari.
Iniziata subito l’opera, il Bentelli cominciò a intagliare i coni delle monete di rame da uno, tre, cinque e venti centesimi, ispirandosi alle analoghe monete di Maria Luigia d’Austria.

La preparazione occupò due anni, pertanto le monete recano nel lato anteriore la testa del duca con l’iscrizione Carlo III infante di Spagna e la data 1854, dietro, con l’arma borbonica e il Toson d’oro, è la scritta duca di Parma, Piacenza e Guastalla.

Nello stesso anno cominciò il punzone per le monete da cinque lire (ove Carlo di Borbone doveva essere effigiato in aspetto guerresco a cavallo, con l’elmo), interrotto per l’assassinio del Duca.

Il punzone fu poi ripreso e terminato nel 1859: se ne coniarono una ventina di esemplari.
Le nuove monete da cinque lire, coniate per Luisa Maria di Berry, reggente per il figlio Roberto, rappresentano i due profili avvicinati con l’iscrizione Roberto I duca di Parma e Piacenza e Luisa Maria di Borbone reggente e il nome del Bentelli.
Nel verso, lo stemma ducale con gli ordini del Toson d’oro, di San Giorgio e San Lodovico, la data 1857 e il valore della moneta.
Il conio non fu però approvato e nel 1858 il Bentelli ne fece un altro con qualche variante: la data nuova e il motto di Carlo di Borbone Deus et dies.

Di tale moneta si coniarono solo 470 esemplari. Egli fece inoltre molte medaglie commemorative, per il colera del 1855, per il Correggio, nel 1861 per Vittorio Emanuele di Savoja, per Giuseppe Verdi e ancora per Angelo Mazza e Paolo Toschi. Parallelamente alle sua opere di raffinato medaglista, il Bentelli proseguì nelle sue geniali invenzioni.

Così nel 1865 creò una macchina per bollare la carta filigranata, macchina acquistata dal Ministero delle Finanze, inventò uno scatto di sicurezza per i fogli e una macchina per pesare le monete e riconoscere le buone dalle false (la macchina è conservata presso il Museo di Antichità di Parma, ove sono pure depositati tutti i coni e i punzoni, le monete e le medaglie che il suo direttore, Luigi Pigorini, volle raccogliere nell’anno 1867).

I suoi ultimi anni trascorsero nel silenzio e nell’oblio, silenzio e oblio che, ingiustamente, continuarono anche dopo, in quanto il Bentelli fu non solo tecnico abilissimo, ma artista raffinato ed elegante, memore, nel rilievo graduato e incisivo e nella sintesi plastica, della grande tradizione rinascimentale.

Il marengo dell’Emilia, sua realizzazione, è uno dei pezzi più ambiti e ricercati di tutta la monetazione italiana del XIX secolo

Scheda inserita il 04-04-2012 da CesareHome Page

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